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THE STORM - Recensione METALLIZED.IT

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Messaggio Da Vetrine Sonore Mar Ago 13, 2013 5:27 pm


THE STORM - Recensione METALLIZED.IT Titolo10




“L’energia della musica è come una tempesta che sconvolge violentemente da dentro”: e i The Storm sono piacevolmente riusciti nell’intento di mettere in musica quella tempesta. -  Metallized

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Una piacevole sorpresa: questa è l’impressione dominante destata dal debut omonimo dei The Storm, torinesi attivi dal 2004 ma che solo nel 2009, con la registrazione del primo demo, hanno iniziato sensibilmente a diventare qualcosa di molto più che una combriccola di ragazzi, incontratisi con la voglia di riproporre il flavour tipico di icone come Led Zeppelin e Motley Crue.
Stabilizzata la line-up e definita in tutto e per tutto la propria identità, il five-pieces nostrano ha inciso alle Officine Meccaniche un dischetto semplice e diretto ma ricco, come vedremo, di significati e sapori variegati e profondi, che fin dal primo ascolto comunica qualcosa di importante e sentito. Il sound dei rockers torinesi appare molto retrò, chiaro retaggio di un r’n’r settanta-ottantiano molto caldo ed emozionante, tanto nelle linee vocali, piacevoli ed orecchiabili, quanto nella musica, capace di spaziare su una vasta gamma di sensazioni: ora strafottente, ora divertente, ora malinconica o romantica. Naturalmente, parlando di caro vecchio hard rock, velocità e complessità delle strutture non sono certo marcate, ma l’effetto è proprio quello -cercato e voluto- di consegnare alle nostre orecchie (e ai nostri cuori) un album dal sapore datato, nostalgico, ma fottutamente genuino e dal sapore tutt’altro che stantio, intriso di personalità e mai noioso o costruito ad hoc, come spesso suonano tante produzioni contemporanee (perfette nella forma ma fredde nell’anima). Semplicità al potere: con questa semplice ricetta, in estrema sintesi, il quintetto nostrano sfodera una prestazione appassionante.

La band trova la sua dimensione e il suo suono caratteristico, lo propone con un pugno di brani scoppiettanti e dal tiro gradevole e mette in luce anche una spiccata capacità di mescolare questi passaggi più dinamici con sfumature più toccanti e ballate da lacrimuccia: il tutto sempre attraverso una musica di buon livello e linee vocali di coinvolgente qualità, il che è una dote assai rara, al giorno d’oggi, dove in troppi pretendono di suonare senza possedere il giusto feeling. Si comincia con un pezzo semplice ma dotato di linee vocali accattivanti e bei riff rock’n’roll, Guess Who’s Back, allietato anche da un discreto guitar solo; la successiva Lost in My Own è dotata di ritmi decadenti e misteriosi, che crescono e si vivacizzano di colpo, rallentano e ripartono ancora, lasciando spazio ad un ritornello molto bello e facile da memorizzare, di quelli che ti viene voglia di ascoltare e canticchiare su una qualche autostrada assolata. Come molte altre sue sorelle inserite in tracklist, profuma di ricordi, esala voglia di vivere, e si colloca tra gli episodi migliori del lotto. In A Dream Without Awakening la voce del singer Kody -che in tutto il platter si rivela eccellente, ma difficilissima da descrivere, con una timbrica a tratti indisponente, sicuramente particolare- si fa più revivalista che mai, assumendo toni d’annata e affiancandosi a backing vocals corali altrettanto old style: lo stesso discorso vale per Gimme a Reason, che come la precedente è una canzone squisita e frizzante; essa è presente anche in forma di bonus track, rieditata in italiano col titolo Adesso Tocca a Noi e bisogna dire che nell’idioma nostrano ha un sapore ancora più coinvolgente, dato che tra acuti e chorus faciloni ci si può soffermare con maggior attenzione su un testo orgoglioso ed autocelebrativo, che si scaglia contro i musicisti-cloni, le tribute band, i dj e i tanti cliché che affossano il rockbiz tricolore. Altro pezzo da novanta è I Will Be Here, una ballata realmente struggente, una di quelle davvero capaci di mozzare il fiato e toccare le corde più profonde dell’anima; anche in questo caso viene proposta anche in italiano, in fondo alla tracklist (La Vita Mia Sei Tu) e anche in questo caso fa ancora più effetto grazie ad un testo strappalacrime, che non esiterà a scuotere chi ha subito qualche vecchia, insanabile ferita d’amore: le emozioni sono garantite, pezzo da groppo in gola e brividi freddi.
Pure We’ll Meet Again e We Believe sono ottime ballate, anche se l’ultima citata appare leggermente inferiore alle altre due. Evil Night è più movimentata e dotata di un valido assolo di chitarra, mentre Rascal poggia su un riffato potente e quasi sabbathiano nel taglio globale, una sezione ritmica robusta e linee vocali incalzanti. Necessario è soffermarsi sulla sezione solista di questa composizione, la quale risalta egregiamente grazie ad un lavoro prolungato, avvolgente e fiammante alle sei corde, ripetuto a più riprese e ancora sostenuto dal compatto drumworking diStefano Del Medico. Pensare che è “solo” un autoprodotto non può che invogliarci a seguire anche le gesta future di questa realtà solidissima e dal futuro -speriamo- ricco di soddisfazioni. A completare questo elogio alla formazione torinese concorre l’efficienza e la professionalità con la quale ci ha fatto pervenire biografia, note, grafiche e informazioni complete e soddisfacenti, fattore che concorre tanto quanto la qualità musicale ad inquadrare l’entusiasmo, l’affidabilità e lo spirito positivo di una band. La formazione piemontese descrive il proprio lavoro precisando che ogni canzone è “un mondo che racchiude in sé la speranza, l’amore,la rabbia e le delusioni quotidiane”, e questa massima calza proprio a pennello ad un disco di vero, sano e genuino rock’n’roll, nel quale vengono impresse tantissime emozioni, sensazioni e percezioni umane di fronte alla realtà dei sentimenti. “L’energia della musica è come una tempesta che sconvolge violentemente da dentro”: e i The Storm sono piacevolmente riusciti nell’intento di mettere in musica quella tempesta.


Rino Gissi "The Thrasher" -  www.metallized.it


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